Circoncisione di Gesù. Tanzio da Varallo
La navata laterale destra della Chiesa Parrocchiale di San Remigio ospita la pala della "Circoncisione" del pittore Antonio D'Errico (ca. 1580 - 1635) noto a tutti col nome di Tanzio da Varallo. L'opera, olio su tela centinata 240x153 cm., è datata tra il 1612 - 1614. la datazione, attribuita dal Bologna, è convalidata dall'immagine, presente nel dipinto di San Carlo Borromeo canonizzato nel 1610. Nel 1600 Tanzio viene folgorato dalla fede durante le clamorose e ridondanti manifestazioni spirituali nella Roma giubilare di Papa Clemente XVIII.
La spiritualità drammatica delle rappresentanze dei Santi del Tanzio è, però, legata alla tradizione lombarda ed alla fervida tensione realistica eredità lasciategli dal suo maestro del periodo romano, il Caravaggio.
Da Roma, dove ha conosciuto oltre al genio caraveggesco innumerevoli artisti d'Europa, Tanzio da Varallo parte per iniziare il suo viaggio itinerante che lo condurrà fino a Napoli, passante la cerimonia della Circoncisione di Gesù.
Dal fondo oscuro, sotto una tenda ed una lampada, affiorano sprigionando una luce caraveggesca i personaggi assorti.
Una lettura iconografica della rappresentazione sacra permette l'identificazione di altri due eventi (oltre a quello della Circoncisione di Gesù) del Nuovo Testamento: la purificazione della Vergine e la presentazione di Gesù al tempio.
I Santi Borromeo e Francesco sono rappresentati al posto dei committenti intenzionalmente occultati, in un secondo momento, dal pittore.
Tanzio da Varallo
Antonio d'Enrico detto Tanzio da Varallo nasce a Riale d'Alagna (VC) intorno al 1578 e muore a Varallo intorno al 1632.
La formazione romana dell'artista, compiuta sulle opere del Caravaggio e dei caravaggeschi (Serodine, Gentileschi), è confermata dalle prime opere, conservate in Abruzzo (Circoncisione, parrocchiale di Fara San Martino; Madonna dell'incendio sedato, collegiata di Pescocostanzo), databili intorno al 1610; in seguito opera in Valsesia e dintorni, raramente a Milano.
Nelle opere successive (San Carlo che comunica gli appestati, 1615, parrocchiale di Domodossola; affreschi della cappella XXVII del Sacro Monte di Varallo, 1616-17), all'acuta individuazione caravaggesca del reale si unisce un'inclinazione patetica che denuncia l'interesse del pittore per i contemporanei lombardi (Cerano, Morazzone, G. C. Procaccini) e che lo collega nettamente al gusto del secondo manierismo lombardo-piemontese.
Tuttavia Tanzio da Varallo non cede mai agli estenuati e ambigui languori di un Del Cairo, né alle grazie patetiche di un Procaccini, sostanziando il suo stile inimitabile di un implacabile rigore veristico, di un'indagine spietata della miseria umana e della morte (due versioni del Davide e Golia, Varallo, Pinacoteca; Processione del Santo Chiodo, parrocchiale di Cellio; San Rocco, 1631, parrocchiale di Camasco).
Capolavoro di Tanzio da Varallo restano comunque gli affreschi delle cappelle del Sacro Monte di Varallo (oltre alla citata XXVII, la XXXIV del 1618-20, e la XXVIII, terminata nel 1628), ove ha a collaboratore il fratello maggiore Giovanni d'Enrico, creatore di straordinarie statue policrome a grandezza naturale, che nella perfetta fusione con l'opera pittorica realizzano un formidabile insieme da gran teatro popolare.
Tra le ultime opere di Tanzio da Varallo frescante sono soprattutto da ricordare i cicli della cappella dell'Angelo Custode in San Gaudenzio a Novara (1629), di Sant'Antonio Abate e Santa Maria della Pace a Milano, e della chiesa parrocchiale di Borgosesia (1634).